La macchina delle immagini di Alfredo C.

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“L’istanza etica sopravviene non quando si finge non ci siano nemici, bensì quando si cerca di capirli, di mettersi nei loro panni.”

            La macchina delle immagini di Alfredo C.
    (di Roland Sejko, Ita 2021)
     ***

A

Umberto Eco sarebbe piaciuto sicuramente questo Documentario presentato a Venezia, un anno fa, nella sezione “Orizzonti Extra”.

La Storia non è “solo” quella di Cesare e Tacito. (1) 

Anzi. Spesso la racconta meglio chi sta defilato. In silenzio. Con una prospettiva diversa. Omogenea e distaccata assieme. Un operatore cinematografico, ad esempio.

Specie se l’hanno chiamato a filmare il regime fascista. E trattenuto a fare lo stesso con quello comunista.

Somiglia a una sceneggiatura.

Uscita dalle commedie in bianco e nero di un’altra Italia. E, invece, tratta la vita reale. Vissuta veramente. Alberto Sordi o Leopoldo Trieste l’avrebbero indossata come un guanto. Pietro De Silva, ai giorni nostri, fa uguale. Non sfigura affatto.

È lui Alfredo con la “c” puntata. Starebbe per Cecchetti. Si dà il tempo con “La farfalletta” di Luigi Sailer. Pare sia utile alla fluidità della ripresa. “La cinepresa ha un rumore che lo rasserena”. Però sa pure che “attira gli sguardi”.

Allora, serve il ritmo giusto. Assieme agli accorgimenti per le inquadrature consigliate. Perchè, si sa, “La cinematografia è l’arma più forte”. Il MinCulPop c’ha visto lungo. La “35 mm Parvo Debrie” fa tutto il resto.

“La macchina delle immagini di Alfredo C.” di Roland Sejko, prodotto e distribuito da Luce-Cinecittà, è il “Nastro d’Argento” quale Miglior Docufilm 2022. (2)

Ma soprattutto rappresenta un modo onesto di restituire un pezzo consistente del nostro passato recente. Alla gente, allo spettatore. Senza retoriche e ammiccamenti.

Il Regista, già premiato col David di Donatello per “Anija – La nave”, è il Direttore editoriale dell’Archivio storico Luce.

Anche Curatore del MIAC (Museo Italiano del Cinema e dell’Audiovisivo di Cinecittà).

Nato e cresciuto in Albania, s’è imbattuto in questa vicenda misconosciuta facendo ricerche nell’Archivio Centrale del suo Paese natio.

Ha il sorriso timido di chi non si prende sul serio. E il piglio sicuro delle persone attente alla sostanza. Quella che comprende i dettagli. Gli dobbiamo molto.

Un documento di richiesta di rimpatrio ha scoperto una botola aperta.

“Com’è che funziona?”. Verrebbe da chiedersi.

E’ “la Vispa Teresa” l’illusione? O la ragazza che ti sorride in seconda fila? Forse la testa della Dea di Butrinto suggerisce qualcosa. E’ la tua ombra sul carro dell’uva alla festa di Primavera.

In fondo, se Starace è talmente fesso da non rammentare lo slogan che ha coniato, Hitler puoi imbrogliarlo e imbrigliarlo facendo necessità-virtù (ricordando un certo Quentin Tarantino). Tanto, la polvere del Vesuvio non mette paura.

Pure quando arriva lontano. (3)

Semmai sono le trasformazioni a spaventare. L’incognita imprevedibile dell’inaspettato. Il soldato potrebbe finire a barattare il fucile per mangiare.

Diventare “Il Disertore” di Boris Vian. Col Destino a bagnomaria dentro una vasca. (4)

“«Ahi» disse il topo «il mondo diventa ogni giorno più stretto.
Prima era così largo che mi faceva paura, correvo ed ero felice
di vedere finalmente muri a destra e a sinistra in lontananza,
ma questi lunghi muri si avvicinano tra loro così in fretta che
sono già nell’ultima stanza e lì nell’angolo c’è la trappola nella quale cadrò.»

«Non hai che da correre in altra direzione» disse il gatto, e lo mangiò.” (5)

 

 

(1) “Costruire il nemico e altri scritti occasionali” (2011) – Umberto Eco

(2) “Nastri d’argento 2022: “La macchina delle immagini di Alfredo C. di Roland Sejko è il miglior Docufilm”

(3) “Bastardi senza gloria” (2009) – Quentin Tarantino

(4) “Le Déserteur” (1954) – Boris Vian

(5) “Piccola Favola” (1920) – Franz Kafka

 

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