«Parlare di qualcosa che vuoi fare è come calpestare il tuo uccello.»
“S
tepping on your dick”. A Nick De Semlyen dello storico periodico “Empire”, di recente, ha detto così. Senza appello alcuno. (1)Alludo a Joe Pesci. Premio Oscar nel 1991 per “Goodfellas”. Dove interpreta Tommy DeVito, al fianco di De Niro e Ray Liotta. Personaggio ispirato al vero mafioso Thomas DeSimone. Quando dice: «Ti faccio ridere?», nel capolavoro di Martin Scorsese, somiglia a “Joker” di Batman.”Buffo”, disperato e inquietante. Allo stesso tempo. Il Cinema e la vita, sovente, si confondono. (2)
«L’Italia è sempre stata nel mio cuore, i miei nonni erano di Aquilonia, in provincia di Avellino e sono sicuro che saranno molto orgogliosi ovunque essi siano». Nel 1996 ringraziando il pubblico sul palco dei “Telegatti” specificò le origini con orgoglio. Mentre riceveva l’omaggio televisivo da Massimo Lopez e Teo Teocoli. (3)
Mamma parrucchiera, papà operaio. Dall’Irpinia lo fanno venire al mondo in New Jersey. Come in una canzone di Bruce Springsteen. Comincia lavorare da barbiere però dura poco: è un attore nato. Dopo gli esordi gli stessi amici di “Quei bravi ragazzi”, sopracitato, lo chiamano per fare Joey. Il fratello di Jake LaMotta in “Toro scatenato”. Subito un BAFTA e una candidatura dell’Academy per un riconoscimento che comunque arriverà. Il successo non lo lascerà mai. Fino ai nostri giorni.
Aquilonia, una volta, si chiamava Carbonara. La pasta non c’entra. Certe pietre che bruciavano meglio del carbone rendevano il senso. Almeno fino all’Unità d’Italia, raccontano le cronache.
Da svariati decenni le amministrazioni comunali succedutesi provano a regalare la cittadinanza onoraria al protagonista di “Mio cugino Vincenzo”. Il Patrono, del resto, qui è San Vito. Quel nonno “orgoglioso”, babbo della signora Maria, questo nome del Santo portava in dote. “È un modo per mantenere viva la memoria di quanti emigrarono negli States”. La “mission” ufficiale recita da trent’anni un’aspirazione onesta. Fatta di politica e buoni sentimenti.
Chissà quanto l’interprete di “C’era una volta in America” diretto da Sergio Leone, a proposito di origini avellinesi, avrà mai avvertito la eco di cotanta carnalità. Certo è che essere italoamericani suggerisce un attaccamento alle fondamenta assai profondo. La provincia più verde del “Bel paese” meglio di qualunque altra fa da ponte con Hollywood. In silenzio discreto e appassionato.
Invecchiare al pari di un buon vino. Pare sia la terra giusta, dunque. Sembrava fosse in pensione. Per scelta. Eppure, adesso che l’hanno pregato di essere Russel Bufalino in “The Irishman” i critici lo adulano. Sentenziano che abbia (letteralmente) rubato la scena a Al Pacino e al fraterno Bob. (4)
Forse, oltre allo smisurato talento, basta avere la battuta pronta. «Ma tu perché non ti trovi una brava ragazza? – Io ne trovo di bravissime tutte le sere, mamma!». (2)
- Questo articolo è stato pubblicato sul Quotidiano “Il Mattino” per la Rubrica “C’era una volta in Irpinia” (31 Agosto 2023)
(1) “When Empire inteviewed Joe Pesci”
(2) “Quei bravi ragazzi” (1990) – Martin Scorsese
(3) Joe Pesci ritira il Telegatto nel 1996 (Mediaset.it)
