«Sai cosa dice Hans Magnus Enzensberger? Sono d’accordo con lui!»
P
uò un grandissimo attore essere allo stesso momento pure un artigiano da Bottega? Se parliamo di Renato Carpentieri, si. Decisamente.Quando lo incontro, per la serata dedicata a Calvino al Visionnaire23 diretto da Andrea Avagliano nel Museo FRaC, ci sediamo fianco a fianco. Su due sedie impagliate. Come a casa. Ha appena terminato una “intervista impossibile”, coadiuvato dallo scrittore Domenico Scarpa. Mi accoglie con la consueta voce pastosa, calda. Meravigliosa, a dirla tutta. (1)
E io, scorgendolo, quasi non so da dove cominciare. Non tengo manco la Mangano a tiro come Nanni Moretti in “Caro diario”. Vado con l’ultimo Sorrentino di “È stata la mano di Dio”, i Taviani? Amelio e Gian Maria Volontè dell’esordio cinematografico, a nome di Sciascia? Oppure il Teatro? Mica è semplice, mannaggia. Ho di fronte uno che le tavole del palcoscenico le ha vissute dentro. Sul serio. Recitando con Martone, Salvatores, Carlo Cecchi. Accanto a Antonio Neiwiller e a Dario Fo. (2) (3) (4)
Meglio “toccarla semplice”, allora. Rimanendo nel clima familiare, trovato a serata conclusa. Mentre giocherella col bastone e un pò di impazienza, aspettando di andare a cena, gli passo un libro. Con un riferimento che lo riguarda direttamente. Mi chiede se può tenerlo. Gli rispondo al pari di un ebete. Intendiamoci. È un grande onore già solo condividerlo. Annuisco alla buona, dunque. Mi sorride. E racconta che ha passato l’estate a Savignano Irpino, la sua città natale. Ci torna sempre. Conveniamo che sono tanti gli artisti nati in Irpinia. La maggior parte, addirittura, di matrice hollywoodiana.
“Eh! Poi, però, ce ne siamo scappati tutti.”, aggiunge scherzando. Ma quell’affetto rimane al punto tale che ogni anno, almeno un periodo, si rientra a casa. Naturalmente. Senza programmi preparati. “Teniamo la capa tosta!”. Mima il gesto con le mani. Lo fa con ironia bonaria.
Lamentandosi giusto un filo: qualche settimana fa non ha trovato alcune cose che gli sembravano utili. Un ristorante, ad esempio.
Del resto, Savignano conta appena mille abitanti. Il centro è arroccato su un rilievo a forma di sella sulla Valle del Cervaro. C’è il Castello de Guevara di epoca normanna, un paio di chiese nobili, e altipiani importanti per guardare il panorama. Come i Belvedere della Tombola e del Calvario. È un borgo medievale, insomma. Un gioiellino assai particolare. Stava sotto al Regno delle due Sicilie. Soltanto nell’ultimo secolo e mezzo, dopo l’Unità d’Italia, l’hanno aggregato alla provincia di Avellino. E nel 2012 ha conferito proprio al protagonista de “La tenerezza” la cittadinanza onoraria.
Glielo rammento sottovoce. Fa spallucce, compiaciuto il tanto che basta. Ora vive sopra ai Quartieri, a Napoli. Ma è l’ultima tappa di un giro partenopeo che ha una storia lunga. Mi dà a capire, inarcando mezzo sopracciglio. In fondo, la carriera è stata tale da non presupporre eccessive pretese sedentarie. Ci salutiamo con un abbraccio affettuoso.
L’ultimo complimento spontaneo della chiacchierata, a proposito di origini avellinesi, passa attraverso Joe Pesci. Faccio un paragone sincero quanto avventuroso circa la loro capacità nel rappresentare aspetti drammatici e divertenti assieme. Buffi, terribili, parossistici. A rappresentare, sovente, l’ambivalenza della vita vera. Giornalisti, politici, funzionari di polizia, camorristi, zii pazzi. Persino i panni di Giovanni Verga e il fratello di Caccioppoli. Li vedo quasi scorrere sotto agli occhi i personaggi interpretati da questo bel signore dalla barba sempre folta.
“Joe Pesci è veramente bravo!”. Pausa. E si alza. Dalla mia vista e contemporaneamente dalla seduta. Dove lo hanno ringraziato con un sacco di complimenti molti spettatori intervenuti al reading. Lasciandomi il tempo per pensare a una cosa che avrei voluto aggiungere: “Anche tu, Renato.”
- Questo articolo è stato pubblicato sul Quotidiano “Il Mattino” (Venerdì 8 Settembre 2023)
(1) “Calvino fa la conchiglia” (Hoepli, 2023) – Domenico Scarpa
(2) “Caro diario” (1993) – Nanni Moretti
(3) “È stata la mano di Dio (2021) – Paolo Sorrentino
(4) “Porte aperte” (1990) – Gianni Amelio
