Picchio, la morte non esiste

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«María Eléna diceva sempre che solo l’amore inappagato è davvero romantico.»

C

hissà se a Libero De Rienzo sarà piaciuto l’ultimo periodo di Woody Allen. (1) Magari m’avrebbe mandato a fare in culo sapendo che l’ho citato a sproposito. Quando uno muore giovane sarà “caro agli dei”, come sosteneva Menandro. Però le palle ti girano uguale. Non te lo spieghi. Punto. Ai funerali finiamo per piangere sempre la nostra morte.

Romano doc. Nato a Chiaia, nella Napoli “bene”. Irpino d”origine. Tant’è che il papà Fiore (Giornalista RAI per “Chi l’ha visto?“, aiuto di Citto Maselli) l’ha riportato accanto a mamma Nunzia, detta “Pupa”. A Paternopoli. Cuore della Provincia di Avellino. Nella Valle del fiume Calore. L’affluente principale del Volturno. Sulla tomba sta scritto: “Sangue – La morte non esiste”. Il titolo del debutto da Regista. Se la commozione non piglia il sopravvento si riesce a scorgere anche il secondo nome di battesimo, Pasquale. E soprattutto il nomignolo col quale lo chiamavano in molti. “Picchio”.

Quelli che hanno la stessa età lo ricordano con la camicia hawaiana. Tra la Caprioli e la Tayde. Al fianco di Stefano Accorsi. In “Santa Maradona”. Gli anni 2000 erano giovan(ilistic)i. Però hanno promesso e mantenuto. Elio GermanoRegina OrioliFavino e Fabio Troiano. Sotto un certo aspetto ognuno s’è realizzato, ha avuto la carriera che poteva. E nel 2009 a Torre Annunziata ha svoltato pure lui. Giancarlo Siani, sulla Mehari verde, è talmente “sputato” che nemmeno a disegnarlo. Il cast importante intorno deve solo seguirne la traiettoria. Fantastichini, Imparato, i fratelli Gallo, CarpentieriErnesto Mahieux e la Lodovini. Da Castellammare di Stabia al Vomero. La musica di Vasco nello stereo a cassette. “Fortapasc” ancora oggi trasmette il disincanto e la malinconia giusta. La sua. (2)

Forse, adesso è a casa sul serio. Il nome del Paese, in fondo, è un mix di latino e greco: “paternum” e “πόλις” (pòlis per noantri). Gli eremiti della zona, qui in collina, li chiamavano “pater”. Avessero disperso le ceneri nel mare dell’amata Procida sarebbe stata un’americanata. Uno sfregio a quell’indolenza suggerita dalla voce calda e cantilenante.

Quest’angolo di 2.133 abitanti, invece, sa tenere tempo e pazienza. A fine Estate comincia la vendemmia. Aspetta la “Macenata”.

La pigiatura. Gli acini d’uva raggiungono la maturazione, si può iniziare a fare il vino.

Una volta era uno spettacolo assoluto. Ho chiesto a chi ci vive. I grappoli venivano messi nei tini, enormi bacinelle di legno. Le donne alzavano le gonne e pestavano coi piedi. Diventava una festa. Probabilmente gli sarebbe piaciuta. A dirla tutta, i panni dell’economista in mezzo ai caciaroni e simpatici amici di “Smetto quando voglio” non erano convincenti abbastanza. Del resto, a “Bartolomeo” preferiva “Bart”.

Indossava meglio lo zio hippie, l’allenatore squalificato, il fidanzato inaffidabile, il geometra di periferia “caligarese”. Il figlio di puttana, insomma, col quale non ti puoi incazzare davvero.

Col coraggio di innescare tanti esordi. Diego De Silva m’ha raccontato che alla prima assoluta di Manzini, praticamente senza pubblico, ha litigato con una tizia che s’era portato appresso. Nemmeno la conosceva. Mentre Pina Turco ha aggiunto che non nascondeva nemmeno un briciolo di fragilità (“non aveva l’impaccio del suo lato oscuro”). In barba a ogni machismo possibile. Pochi possono permettersi di farsi voler bene onestamente, a scatola chiusa. Con la sigaretta di Jigen tra i denti.

I girasoli sulla bara. Le lacrime sincere e gli occhi arrossati di Stefano Fresi. Le signore che ricordano il bambino riccio dagli occhi celesti. Il prete che dice cose da prete. Mannaggia ‘sta vita! Quant’è bella e intorcinata assieme. Quando Roger Moore (è una storia vera, pare inventata) gli ha consegnato il David di Donatello per il “Miglior attore non protagonista” ha dedicato il premio alla Croce Rossa Internazionale. Spiegando alla Carlucci che non se la sentiva di far festa. Che il dolore della Palestina aveva la precedenza. Così ha persino lanciato un appello di pace. A favore di ambulanze, poveri e malati.

«Sai qual è la verità? È tutta lo vita che aspetto di dire questa cosa e non me l’aveva mai chiesta nessuno. E guarda che è brutto avere una risposta bella pronta e nessuno mai ti fa la domanda giusta.» (3)

Ha ragione Gaspard Ulliel. Un altro che se n’è andato troppo presto. “Gli attori vivono in eterno nei film che hanno interpretato”. Suppergiù siamo a due anni esatti. Mettila come vuoi, Picchio. Manchi. Eppure ci stai sempre. Avevi capito tutto. “La morte non esiste”.

 

  • Questo articolo è stato pubblicato sul Quotidiano “Il Mattino” (Lunedì 18 Settembre 2023)

 

(1) “Vicky Cristina Barcelona” (2008) – Woody Allen

(2) “Fortapàsc” (2009) – Marco Risi

(3) “Santa Maradona” (2001) – Marco Ponti

📸
– Simona Florentino ©2009
– ANSA/ UFFICIO STAMPA ©2011
– Fabrizio Di Giulio ©2009
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