
Quando vedo dei ragazzi giocare a pallone in uno spazio urbano, mi scappa sempre un mezzo sorriso: è un riappropriarsi di qualcosa che la città stessa t’ha tolto. col super santos per strada ci giocavo anch’io, chi aveva le macchine in sosta dai balconi urlava il suo disappunto, ma tanto, nessuno ascoltava. avevamo tutti un soprannome, il mio era “‘o niro”, che in napoletano vuol dire il nero, lo scuro. il colore dei capelli, certo. in più mi abbronzavo sotto al sole e a fine giornata (si cominciava il pomeriggio, si finiva all’ora di cena) ero completamente sporco di polvere.