“E se preferisco scrivere è perché scrivendo posso correggere ogni frase tante volte quanto è necessario per arrivare non dico a essere soddisfatto delle mie parole, ma almeno a eliminare le ragioni d’insoddisfazione di cui posso rendermi conto”
R
itrovarmi alla terza pubblicazione stupisce anche me.Come ho raccontato a chi mi ascolta in radio e ai partecipanti di qualche incontro culturale che ha visto la mia presenza, non ho mai conservato romanzi nel cassetto.
Avevo, come ho, una discreta passione per la scrittura e per il cinema, in senso lato. Di tanto in tanto mi dilettavo con gli amici nel curare rassegne che divulgassero lungometraggi d’autore ai cinefili. Null’altro.
Il pensiero di esprimermi attraverso la parola scritta faceva capolino solo a tratti. Devo ringraziare l’attività di speaker radiofonico. Mi ha (ri)portato a condurre eventi in alcune occasioni, illustrando al pubblico opere più o meno importanti.
In una di queste occasioni, moderando la presentazione del saggio “Il pane e la morte” di Renato Curcio, edito dalla casa da lui stesso fondata, ho avuto la fortuna e il piacere, di conoscere Alessia J. Magliacane e Francesco Rubino.
Intervenivano col loro qualificato parere di giuristi, assieme all’autore. Era un giorno di novembre. Quasi tre anni fa.
L’empatia con entrambi, è stata forte, immediata. E quando mi hanno coinvolto per “Un anno di Cinema”, uscito poco tempo dopo per Classi, la casa editrice che hanno fondato a Parigi, nel settembre del 2015, ho benedetto quell’incontro.
Detto ciò, questo libro, è spiegato nella prefazione iniziale, va collegato strettamente a “Le parole sono importanti”. L’anno e mezzo di cinema contenente le recensioni dei film guardati in quel lasso di tempo.
Perché permette di fare un confronto tra un titolo e il suo mondo. “Pulp Fiction” e la sua scheda confrontata con “Nel mio mondo ti devi sporcare – Il Cinema di Quentin Tarantino”, ad esempio.
Ma allo stesso modo, il volume che state sfogliando, può essere letto a mo’ di piccolo saggio. Con le impressioni, le sfumature, le confidenze accolte in esso. Chi ascolta o ha ascoltato la rubrica radiofonica “Le parole sono importanti”, che ho tenuto prima su Radio Vostok e adesso su Radio Polo apprezzerà, spero.
Le parole scritte, in fondo, se hai un po’ di immaginazione, sono meglio delle immagini stesse. Almeno questo è quel che è sempre valso per me. E quando questi film che “leggevo” li ho finalmente visti per davvero, si è aperto un mondo.
Lo dicevo in tempi non sospetti, e lo ribadisco adesso. (1)
Con amore
Francesco Della Calce,
Cava de’ Tirreni, Maggio 2017
(1) Dalla prefazione (riportata alla pagina successiva) di “Un anno di Cinema” (2015) di Francesco Rubino, Alessia J. Magliacane, Francesco Della Calce | Classi Edizioni