Per amore del Cinema

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“Alt! Alt, Fabio, i film consigliati oggi dal giornale. Attenti al buffone, Divina creatura, L’importante è amare, Garofano rosso, Amici Miei, Pasqualino Settebellezze. Pasqualino Settebellezze, Fabio. Ma perchè i critici consigliano questi film? L’Innocente… Ma forse perchè gli piacciono veramente?”

Q

uando scrivi un libro, la prefazione è una sorta d’introduzione dovuta. Il lettore ha il diritto di sapere l’intento che ti ha spinto ad aprire il forziere, a prescindere dal valore in esso contenuto.

“Per Amore del Cinema” esce quasi in contemporanea con “Le parole sono importanti”, il mio lavoro precedente. Si tratta di una prosecuzione naturale.

L’intento è quello di dare un approdo sicuro alle recensioni che redigo da un anno e mezzo sul blog recante il nome del sottoscritto, che sta avendo un fortunato e inaspettato seguito.

Le schede critiche dei lungometraggi, infatti, spesso necessitano di essere contestualizzate. Con questo volume, allora, provo ad offrire lo spaccato intorno al regista e alla storia della quale parlo.

Perché quando valuti un film, tocchi i sentimenti delle persone, che non seguono logiche di mercato e valutazioni tecniche.

I lettori che da qualche tempo danno un’occhiata alle mie impressioni, mi hanno detto, bontà loro, di apprezzare i riferimenti inseriti all’interno della visione che sento di dare.

Sostengono (esagerando) che la narrazione dettagliata in tal misura, porti a riflessioni, a spunti, innescando un circolo virtuoso che apre mille finestre ulteriori. Spero davvero sia così.

Personalmente, la soddisfazione davvero lusinghiera per questo “impegno” che provo a realizzare, arriva dalle contrapposte reazioni (anche negative, ovvio) che avverto: c’è chi mi legge prima di andare al cinema per farsi un’idea della vicenda che guarderà e c’è chi lo fa dopo. Per capire meglio alcune cose che non ha afferrato.

La trasmissione radiofonica, condotta da un paio di anni ormai, in maniera itinerante per alcune emittenti locali, mi permette di fare il punto delle uscite settimanali. Divagando sui massimi sistemi, compatibilmente con l’argomento.

La musica, la letteratura, la cultura in genere non hanno delimitazioni. De Andrè equivale a Fellini, Neil Young a Sam Peckinpah. Nessuna etichetta per esprimere un concetto ritenuto pertinente. Anzi.

Nelle passate prefazioni, ho spiegato che la scintilla è scattata al buio. Dando la “colpa” a un dizionario di Fernaldo Di Giammatteo, trovato sulle bancarelle di Napoli.

Andando a monte, pure i fumetti dell’adolescenza hanno inciso decisamente. Quelli editi da Sergio Bonelli, ad esempio. Resto pur sempre un ragazzino degli anni ’80.

Per la mia generazione, Groucho Marx rimarrà principalmente l’assistente di un detective che indaga sugli incubi. Tiziano Sclavi ci terrà sulla coscienza senza tema di smentita.

L’edicola, dunque. Assieme all’inevitabile staffetta con le librerie, dove credo d’aver messo le tende per circa un decennio buono. Il danno si è consumato lì.

Le monografie costate parecchie paghette settimanali (specialmente quelle de Il Castoro), divorate senza aver visto nemmeno un frame dei titoli descritti all’interno, i videoregistratori che riavvolgevano lentamente il nastro, la tessera Blockbuster di via Piedigrotta34 a Mergellina (che ancora forse ho in tasca), i primi dvd aperti alla stregua di una reliquia nel timore che si graffiassero, rappresentano emozioni indelebili.

Il passato appena alle spalle, la pelle che porto a spasso.

Trasferire alle persone un ideale cineforum, avulso da limiti e vincoli, quindi, è diventata la velleità del presente e dei giorni che verranno. Suggerimenti che sento di dare come se ci fosse una “locandina di tornasole” da offrire a chi per sensibilità o per noia, si approccia a un mondo meraviglioso.

Queste “Storie di Cinema”, così, rappresentano un tentativo onesto di rendere quel che il caso m’ha dato a un certo punto dell’esistenza.

In punta di piedi, logicamente. Consapevole dei rischi ai quali vado incontro, ringrazio la famiglia e gli affetti che hanno sopportato (ahiloro, più di altri) e supportato la pletora di una passione smodata nel corso del tempo.

Alfonso Annunziata, Ivana Silvestri, Regina (Ada) Scarico, Miriam Di Domenico, Gabriele Pepe, l’indispensabile editrice e consigliera Alessia J. Magliacane, e i carnalissimi giornalisti Alfonso Tramontano Guerritore e Aldo Padovano.

Tanto lo so. Farò la fine del povero Mazzacurati raggiunto da Moretti in “Caro diario”, mentre gli rinfaccia le fesserie scritte. La possibilità è dietro l’angolo, già ne sento l’eco.

“Quel film coreano era un melodramma in costume, vestiti e soprattutto cappelli deliranti, e superfemminista, fiammeggiante e demoniaco. Girato come se fosse un trip alla Spielberg, entrato nei ritmi e negli spazi futuristi. E c’è poi il “Pasto nudo” di Cronenberg, puro pus underground ad alto costo, un vero cult movie!” 

Forte della convinzione, però, che il cinema d’autore sia indispensabile. Permette di pensare. Quando esci dalla sala in cui lo hai visto, continua dentro di te. Ti fa rimuginare su ciò che hai capito e non hai capito. Sulla storia che hai appena guardato, e su te stesso.

Il cinema d’autore è la vita.

 

Francesco Della Calce
Torre Annunziata, Maggio 2017

 

 

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