Incontri Internazionali del Cinema di Sorrento – Pupi e Antonio Avati

by

“La crisi della cultura. C’è sempre stata: Shakespeare non sapeva il greco e Omero non sapeva l’inglese.”

A

scoltare Pupi e Antonio Avati, per i cinquant’anni di successi della Duea Film, è stato un privilegio.

Vederli da vicino è toccare il Cinema con gli occhi. O meglio, coi sensi. Perchè il regista imita le voci, le persone, le storie che gli hanno solcato la pelle. Il produttore al contempo rievoca il dietro le quinte. Come si è composto il mosaico di circa 4o lungometraggi.

Gente seria che non si prende sul serio.

La citazione di Flaiano, dunque, diventa consequenziale. Lo hanno richiamato loro (spassosamente con un aneddoto) nell’incontro di sabato mattino, moderato brillantemente dal direttore artistico degli Incontri Internazionali del Cinema, Remigio Truocchio. (1)

I surgelati per iniziare a campare, la cultura contadina, il primo successo vero de “La casa dalle finestre che ridono” che “doveva” costare poco (“Bordella” era partito bene il primo giorno, ma il secondo era già sotto sequestro).

Carlo Delle Piane (“Pecorino” per gli “amici”) che faceva film di serie Z, beccato in sartoria per la testardaggine di Antonio, e protagonista nascosto a Luciano Martino (con tanto di parrucca bionda sin dai provini fotografici) di “Una gita scolastica”.

La necessità di scappare dai generi (“Come cacchio hai fatto, dico spesso a Dario Argento…”), l’omaggio affettuoso a Nick Novecento, “Regalo di Natale” che dopo 33 anni “non ha perso nulla” (anzi regge, “vorrei sapere come finisce”) restano spunti carnali e delicati assieme.

Come il Margherita e il Niagara. I bar. Al secondo capita che qualcuno chieda di te. Magari è Dino De Laurentiis che fa una pernacchia e ti costringe a scappare da Bologna a Roma di notte.

Poi, un certo Jean-Pierre Léaud, sostituito da Luigi Montefiore. O Lino Banfi che perde l’occasione della vita per fare “Il Commissario Lo Gatto”.

Gli americani direbbero: “è una storia vera”. Ma qui siamo tra Bulåggna e la Capitale. E’ tutto più schietto.

“Pronto, cerco Diego Abatantuono.” – “Si, perchè qua?” –  “Volevo parlare di lavoro.” – “Arrivo!”.

Gli anni ’50 somigliano al Jazz. Sono una dimensione della mente. Ancora adesso. Con “Il Signor Diavolo”. In compagnia di tutti gli inseparabili. Gli attori feticcio, si dice così. Alessandro Haber, Gianni Cavina, Lino Capolicchio.

Affiancati dalle “scoperte” di Chiara Caselli Massimo Bonetti. Più due promesse, Filippo Franchini e Gabriel Lo Giudice.

La musica di Amedeo Tommasi, che se proprio non può esserci Ritz Ortolani, almeno si rimane in famiglia.

Intanto Sorrento mantiene la magia pure con la pioggia. Certo, peccato per il Chiostro di San Francesco poco utilizzato. S’è parlato tedesco a questa 41 edizione.  “Einmal Hans Mit Scharfer Sosse” (“Hans in salsa piccante”) diretto dalla bella Buket Alakus,  “Almanya” (“La mia famiglia va in Germania”) di Yasemin Samdereli, e “25 KM/H” di Markus Goller.

Doris Dörrie e la “nostra” Cinzia TH Torrini a impreziosire ulteriormente la kermesse. La sagoma del mito di Marlene Dietrich non ammette(rebbe) repliche riguardo lo scambio (e il focus) di culture.

Però, vista la location, io ho annusato soprattutto Sophia Loren. E Vittorio De Sica. Nei corridoi del Tasso m’è parso di sentirlo rivolgersi a quel gran fico di Cifariello: “Pascazio Nicola!”.

“La gente s’è stancata di vedere lo stesso film, fatto col copia e incolla”.

Questi fratelli, ci vogliono proprio. Servono alla nostra identità. Fanno da trait-d’union coi Leone, gli Scola, i Bertolucci. Gente seria che non si prende(va) sul serio.

Perchè Netflix, le serie tv, non valgono nulla senza la memoria.

Vale per tutti. Per “quelli che hanno letto un milione di libri, e quelli che non sanno nemmeno parlare”. (2)

 

 

(1) “La solitudine del satiro” (1973) – Ennio Flaiano

(2) “La storia” (1985) – Francesco De Gregori

 

© Miriam Di Domenico/That’s Core photo

 

 

 

 

No Comments Yet.

What do you think?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *