“Io non ho bisogno di denaro.
Ho bisogno di sentimenti,
di parole scelte sapientemente.“
V
isitare “Pino Daniele Alive, La Mostra” presuppone sensibilità. La devi tenere proprio in corpo. Come la passione. A un certo punto non te ne frega nulla se gli altri se ne accorgono quanto vuoi bene a qualcuno. Anzi, vuoi proprio che lo vedano tutti.Il verso iniziale della poesia di Alda Merini m’è venuto in mente, così, senza pensarci. (1) Appena ho varcato la soglia del complesso di Santa Caterina a Formiello. Nella suggestiva Fondazione Made in Cloister. Dal retro di Porta Capuana.
Scorgevo le persone cantare sulle note del più grande cantautore della Musica partenopea moderna. In maniera quieta e plateale. Ossimoro di chi ama in silenzio. Te lo fa capire senza urlare. Lo leggi negli occhi. Lo senti. Sta nella testa. E nel cuore.
Questo progetto nasce dalla collaborazione dei Curatori Alessandro Daniele, il figlio di Pino, e del fotografo Guido Harari, che immortalò “Schizzechea with love” nel 1988.
“Pino Daniele Trust Onlus” ha incontrato “Wall of Sound Gallery”. (2) (3)
La Mostra è itinerante. Chi non ha potuto vederla in questo autunno potrà, fortunatamente, ritrovarla altrove.
Gli scatti iconici realizzati dai professionisti che hanno seguito da vicino la carriera dell’artista hanno un ordine cronologico. Si susseguono i ritratti giovanili scattati da Lino Vairetti degli Osanna, e poi si passa a quelli di Mimmo Jodice, Cesare Monti, lo stesso Harari, Luciano Viti, Giovanni Canitano, Adolfo Franzò, Roberto Panucci, Letizia Pepori.
Arricchiscono l’allestimento oggetti e strumenti quali le chitarre che facevano capolino sugli LP, il mandolino delle registrazioni di “Napule è”, i fogli scritti a mano con le scalette dei concerti, il camerino ricostruito. Un percorso anche multimediale, dunque. Con una soundtrack che accompagna il pubblico. I brani sono persino inediti.
Se facessi un dispaccio buono per gli uffici stampa mi fermerei qui. Ma non è il mio mestiere.
Voglio raccontare la bellezza che guardo. E’ un tentativo velleitario, eppure concreto. Come se prendessi l’acqua con le mani per far bere qualcuno che ha sete.
Uno dei fotografi citati sopra, Monti, in un articolo di qualche anno fa, accenna una cosa onesta: “L’amore dei napoletani per Pino credo rappresenti la voglia di rivalsa di una città che vuole liberarsi dall’oleografia”.
Nell’intervista concessa a Mario Basile su La Repubblica parlò delle immagini dell’Album d’esordio col Cantante seduto su un panca e in mano la chitarra. “Sembra un Donatello”. (4)
Rammentava la sorpresa timida e sfacciata di Piazza Plebiscito strapiena che intona cosi forte “‘Na tazzulella ‘e cafè” da non permettergli nemmeno di sentire la sua voce. “Capisci, Cesare? Cantavano a squarciagola una canzone che io avevo scritto così, un giorno, al cesso. Incredibile”.
Era il 1981. E quella folla del concerto nell’ἀγορά che ha di fronte Palazzo Reale è immortalata con una gigantografia. Quasi non mi sembra vero di immergermici dentro. Mi sento in difetto. Vorrei farmi piccolo piccolo.
Come Lello Arena con Massimo Troisi. Che inevitabilmente spunta nei “quadri” di Franzò. Ho bisogno di prendere fiato. Tiro fuori il cellulare, è banale, lo so. Ma come fai a non portarti un brandello di meraviglia a casa?
L’ho scritto indegnamente una volta per Massimo. E vale adesso. La tua lingua è lava che s’è data un freno, dorme, ma scotta uguale. E’ nuova, smozzicata, nervosa, indolente, onomatopeica. Un po’ di italiano infilato nel mezzo di parole a volte solo accennate.
E aggiungerei un pò di inglese maccheronico da “figlio di bucchino”. Cito una canzone ovviamente. Le parolacce in bocca a te non sono mai state volgari. La tua eleganza strascicata ha fatto stile. (5)
Ringrazio Cristina Daniele, l’altra figlia, che m’ha dato l’input con garbo. Le ho chiesto di Formia. E m’ha detto che quando può ci torna spesso. Ci ha(nno) vissuto. Lo sapevo tramite un nostro amico in comune, loro omonimo: Gaetano, il Produttore Cinematografico.
M’ha commosso ancora di più, allora, il finale dell’ultimo capolavoro di Paolo Sorrentino. Che indugia in quella stazione. E da un senso alle cuffiette dei walkman. (6)
Oggi fanno (già) 7 anni che Pino Daniele è dentro di me, oltremodo. Al riguardo mi sovviene un aneddoto letterario. Mi sento ancor più napoletano grazie a Lui.
Cocteau, ai primi del ‘900, suggerì a Picasso di raggiungerlo. Il pittore andaluso voleva restare nella Capitale durante il primo viaggio italiano, adducendo che gli bastava stare nella città dove risiede il Pontefice. E il poeta gli rispose, volitivo:
“Sì è vero, a Roma c’è il Papa. Ma a Napoli c’è Dio’.” (7)
(1) “Ho bisogno di sentimenti” – Alda Merini
(5) “Musica Musica” (1980) – Pino Daniele
(6) “È stata la mano di Dio” (2021) – Paolo Sorrentino
(7) “Picasso a Capodimonte, quando Cocteau gli disse…” (2017) Fanpage.it
📸 © (2022) Mia Di Domenico