La Bellezza nel Cinema di Paolo Sorrentino

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“Sei cosi bella che guardarti è una sofferenza”;  “Ieri dicevi che era una gioia”;

“È una gioia e una sofferenza”.

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ruffaut non ha motivo di far mentire Depardieu al cospetto della Deneuve. Del resto, con lei anche Belmondo qualche anno prima ci rimaneva “adorabilmente” secco. (1) (2)

Mastroianni, per esempio, quando s’avvicina alla Ekberg nella Fontana di Trevi prova a lambirle il viso. Con le mani. Sembra un mago. Neanche la sfiora. Nemmeno la bacia più. La porta via. (3)

La Bellezza, direbbe un poeta austriaco, è una ferita. Cosa puoi farci?
Semmai seguire il monito. “Lascia che tutto ti accada: bellezza e terrore. Si deve sempre andare: nessun sentire è mai troppo lontano”.

Perchè la vita non va capita, così diventa una festa. (4)

Paolo Sorrentino col Cinema lo sta raccontando da un pò agli spettatori. Il Monacello della scena iniziale nel suo ultimo film, candidato all’Oscar, probabilmente è proprio lui.

Che sulla Bellezza c’ha già vinto agli Academy Awards.

Il Regista del Vomero, in vent’anni di attività, ha realizzato un mosaico. Ogni tessera svela un pezzo d’esistenza. I timidi, si sa, alla bisogna diventano sfacciati. Hanno tenuto dentro troppe cose.

Forse per questo sono così diretti, persino sboccati, certi suoi protagonisti.

Per l’avvenenza di Olivia Magnani e Laura Chiatti, Toni Servillo e Giacomo Rizzo si inguaiano.

Eppure sono due malavitosi di una certa età. Ma l’esperienza non conta nulla se la scambi con un brandello di meraviglia. Alcuni profumi ammantano i pensieri. Basta appena l’idea. Muta qualsiasi prospettiva.
Lo ha suggerito nel roboante esordio narrativo.

Esiste un “senso del ridicolo che scappa via dalle gonne e dai pantaloni, come la vipera che vedemmo a Maratea”. Perchè sussiste “una idea di unicità, di insostituibilità che non ci ha reso unici, dal momento che nessuno è unico, ma insostituibili si. L’amore è insostituibilità”. (5)

Allora questa inquietudine la devi capitalizzare. La meraviglia del mondo t’attraversa gli occhi. Li pervade. È come un’oasi in mezzo alla sabbia. Ti devi pigliare quante piu secchiate d’acqua possibili.

Se ci riesci fai pace con la vita. Uno a uno e palla al centro.

Che non significa accontentarsi. Vuol dire accettare quello che arrivi davvero a mordere. L’ambizione somiglia soltanto alla velleità. Non ci spartisce niente.

Cantanti, calciatori, faccendieri, mariuoli, cardinali, papi, politici, scrittori, rock star. Non c’è nessuno di noi, di loro, che non si senta goffo, inadeguato, mediocre.

Canova richiama Elias Canetti e il potere della sopravvivenza. Si riferisce (con sagacia) a “Il Divo”. (6)

Sarà che la fuga dalla miseria umana ci circonda. Riguarda tutti. E scatta presto. Dai banchi di scuola dell’adolescenza precoce. La consapevolezza, almeno, permette di compierla senza troppi capitomboli.

“Siamo tutti sull’orlo della disperazione, non abbiamo altro rimedio che guardarci in faccia, farci compagnia, pigliarci un poco in giro”.

“La grande bellezza” può essere un semaforo a Milano. All’incrocio tra piazza del Duomo e via Torino. E tuo padre ti mette sulle spalle. C’è una gran folla. (7)

Sorrentino è l’Autore necessario di questi ultimi vent’anni. E sulla pieghevole da Direttore di scena ci tiene scritto solo “Paolo”.

  • Questo articolo è stato pubblicato sul Magazine “Orione”, Rivista di approfondimento culturale della Fondazione Sinapsi (Numero 25, Maggio-Agosto 2022)

(1) “La mia droga si chiama Julie” (1969) François Truffaut

(2) “L’ultimo metrò” (1980) François Truffaut

(3) “La dolce vita” (1960) Federico Fellini

(4) “Lettere a un giovane poeta” (Adelphi – 1903-1908) Rainer Maria Rilke

(5) “Hanno tutti ragione” (Feltrinelli – 2010) Paolo Sorrentino

(6) “Divi Duci Guitti Papi Caimani” (Bietti – 2017) Gianni Canova

(7) “La grande bellezza” (2013) – Paolo Sorrentino

 

 

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