Caio Mario Garrubba, FREElance sulla strada

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“È come per le fotografie: mi hanno sempre affascinato. Si vede la foto immobile di un tizio con la didascalia sotto. Era una canaglia o un brav’uomo. Ma nel momento in cui la foto è stata scattata nessuno può dire chi fosse in realtà. E a che cosa pensasse. Alla moglie, all’amante. Al passato, al futuro, alla pallacanestro. 

Non si saprà mai.”

G

odard svela un sentimento che verrà.

Prima delle mode. Della comunicazione insulsa che ci vessa nostro malgrado. Dentro a un tempo dove tutto potrebbe essere nuovo e invece è irrimediabilmente già vecchio. Connivente a social, pubblicità, televisione. Alle reflex utilizzate per immortalare il niente che siamo diventati.

Quel sentimento il Cineasta francese lo affidò a Anna Karina. Mentre Belmondo guidava nel traffico di Parigi con la sigaretta in bocca. (1)

Chissà se Mario Caio Garrubba avrà avuto il tempo di andare al Cinema?

La Mostra “FREElance sulla strada” dell’Archivio Storico Luce (ospitata al PAN di Napoli fino al 5 Giugno) racconta proprio questo Fotoreporter, amato da tutti i suoi colleghi più prestigiosi.

La narrazione è asciutta come sarebbe piaciuta a lui. Passa attraverso le fotografie che faceva per lavoro. Coi reportage in giro per il mondo fatti con due macchine: una per scrivere e una per fotografare.

Il percorso di 150 opere, per la maggior parte inedite, fila spedito. L’onestà si percepisce, è tattile.

Sarà che il lavoro dei Curatori Emiliano Guidi e Stefano Mirabella, coadiuvati dai Responsabili Gabriella Macchiarulo e Paola Angelucci, non è un esercizio di stile. È proprio un atto d’amore. Il pubblico deve loro un’occasione da cogliere non consueta. Nient’affatto scontata.

“Io anche quando vado in un posto nuovo mi lascio portare dai miei piedi, vado nei mercati, nelle strade, dove sta la gente. Non amo i servizi su commissione.” (2)

Essere liberi ti rende impermeabile ai riconoscimenti. A che serve, poi, essere famoso?

A te basta la Leica.

Unione Sovietica, Est Europa, Cina, Thailandia, Stati Uniti, Brasile, Francia e Grecia. Dove si comincia?

Pubblicare su “Life”, “Stern”, “Der Spiegel”, “Guardian”, “L’Express”, partendo dalla prestigiosa rivista di Mario Pannunzio, forse è solo una conseguenza.

Pannunzio, capisci? Uno che dava del “tu” a Longanesi.

Qui nella “tua” città, adesso, c’è una nuova sala con trenta scatti napoletani. Un workshop ai primi di Maggio farà ripercorrere ai partecipanti i luoghi di quelle immagini sviluppate dai negativi.

Alla ragazza che hai incontrato a Varsavia e s’è innamorata di te per tutta la vita, passando per Cechov e Nikita Michalkov, da qualche parte dell’universo staranno brillando gli occhi. (3)

I due documenti audiovisivi con le interviste girate a Spoleto sono meravigliosi e intimi. Riportano l'(auto)ironia delle coppie intellettuali. Di quelle che hanno lasciato un pò di coscienza a questo Paese così a disagio con la Memoria.

Cartier Bresson ti adorava e adesso capisco perchè sei l’unico ad averlo “seguito” da Mao,  suggerisce il Direttore Enrico Bufalini nell’introduzione al catalogo.

Il tuo è “il nuovo linguaggio” sottolineato da Uliano Lucas e Tatiana Agliani. Il modo di “combattere il mondo esistente guardandolo in un altro modo”, dice Tano D’Amico.

Sembra di sentire Cortazar che ispirò l’Antonioni di “Blow up”, indossato da David Hemmings. “Combattere il nulla scattando foto”. Funziona. (4) (5)

Cara Marianne Renoir bisogna che te lo spieghi sommessamente io. La risposta alla tua considerazione, di cui sopra, mica poteva dartela Ferdinand, detto “Pierrot”. Ci voleva tempo. E respiro.

“Riesco ancora oggi a ricordare tutto delle foto che ho fatto: i colori, i rumori, quello che c’era intorno, i profumi, l’ora, il tempo. Non ricordo più né il prima né il dopo. Le fotografie sono gli indizi di qualcosa che è certamente avvenuto, ma che non esiste più e che ciascuno – io stesso – può leggere come vuole.

È questo il grande fascino della fotografia.” (6)

 

(1) “Pierrot le fou” (1965) – Jean-Luc Godard

(2) “Caio Garrubba, l’occhio del dilettante” (1981, Mondoperaio) – Mario Accolti Gil

(3) “È morta Alla Folomietova moglie di Caio Mario Garrubba” (2019, Archivio Luce)

(4) “Le Bave del diavolo” (1959) – Julio Cortazar

(5) “Blow-up” (1966) – Michelangelo Antonioni

(6) “Caio Garrubba. I grandi fotografi – Serie Argento” (1983, Gruppo Editoriale Fabbri) – Gianni Rizzoni

© Mia Di Domenico photo
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