“Nulla è in regalo, tutto è in prestito. | Sono indebitata fino al collo. | Sarò costretta a pagare per me | con me stessa, | a rendere la vita in cambio della vita.”
C
hissà se a Wisława Szymborska sarà mai capitato di vedere qualche Film del Regista nato a Varsavia. (1) Quel prestito che la vita ti fa con gli interessi, raccontato dal Premio Nobel per la Letteratura, sembra fatto apposta per descrivere le protagoniste della Trilogia più famosa del Cinema d’Autore contemporaneo.Del resto, lo stesso Cineasta in un’intervista dichiarò che “Amore a prima vista” (della Poetessa) raccontava esattamente “Film Rosso”. “La prova che due persone che non si conoscono, non hanno nulla a che fare l’una con l’altra, non hanno nessuna influenza reciproca sentono come importante nello stesso tempo una stessa cosa, pensano che la stessa cosa possa costituire l’oggetto di una poesia o di un film. Come questo succeda, non lo so”. (2)
Blu/Libertà, Bianco/Uguaglianza, Rosso/Fraternità. I Colori di Krzysztof Kieślowski prendono un pretesto dal Passato recente di una Nazione altra: Rivoluzione e Francia, dunque. “L’Occidente ha affrontato questi tre concetti su un piano politico e sociale, ma su quello personale è una cosa completamente diversa“.
Il richiamo a Bresson, forsanche a Bergman, per un Cineasta sottile sta già lì a portata di schermo. La Binoche nel primo capitolo, inoltre, aggiunge la eco delle ultime interpretazioni: “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Kaufman,“Il danno” di Malle e “Gli amanti del Pont Neuf” del compagno Leo Carax.
Bleu. Liberté. Coi cristalli del lampadario, la piscina, i ricordi amniotici filtrati dalla carta di una caramella. La ricercatezza formale evoca, priva di stucchevolezze. Il “non detto” suggerisce meglio delle parole. In fondo, la paura dei topi puoi risolverla con un gatto. La vita è uno scherzo, essere liberi significa amare. Pure amarsi. Se ne accorge Critica e Pubblico. Almeno a Venezia: Leone d’oro all’Autore e Migliore interpretazione all’Attrice.
Blanc. Égalité. «E la amo ancora. Anche più di prima. Dopo tutto quello che mi ha fatto, la amo». Al netto delle metropolitane di Parigi. E di Brigitte Bardot ne “Il disprezzo”. Con la Delpy in anticipo sul treno dove l’aspett(er)a Ethan Hawke di “Before Sunset”. Qual è la parità di un essere umano rispetto alle fragilità del proprio animo? L’età, la carne, i sentimenti, il ceto sociale, l’etnia.
Rouge. Fraternité. «La gente non è cattiva. Forse, qualche volta non ha la forza».
Irène Jacob, già Weronika/Véronique, incontra Jean-Louis Trintignant. La calma di Ginevra prelude ai possibili naufragi tra Francia e Inghilterra. Un cartellone pubblicitario prevede il futuro con la scusa di una gomma da masticare. Rimane la delusione di chi comprende. Che siamo fragili. E non possiamo farci nulla. Nemmeno dopo un’esistenza spesa a rimuginare. L’indifferenza sottintende egoismo. Poi, rivela debolezza. Tante candidature e nessun premio, a questo giro. Clint Eastwood è un avversario troppo scomodo. Però, Tarantino vota a favore. Persino contro “Pulp Fiction”. Il lungometraggio sarà considerato uno dei migliori della storia. (4) (5)
Vittorio Storaro, il Maestro della Luce, ha attribuito all’Indaco la Consapevolezza, al Bianco la Vita e al Rosso la Nascita. Tra Geni, evidentemente, c’è sintonia. Eduardo De Filippo raccontò che nasciamo vecchi e torniamo bambini, prima di morire. Le percezioni ci regalano uno spiraglio, allora. A patto di avere la sensibilità di coglierle. Senza compiacimenti. O giudizio alcuno.
«Una cosa è certa, ad essere sinceri: non so filma-re i panorami, voglio dire che quando mi capita di farlo mi trovo a disagio. In senso più generale, ciò dipende dall’interesse sempre maggiore che ripongo nell’intimità dell’uomo e non sull’esterno. E quanto più mi attira l’intimo, tanto più mi avvicino, è ovvio. Mi devo fare sempre più sotto perché ciò che mi interessa è negli occhi, nella bocca, nella smorfia, nella parola. Si trova in tutto quello che è dannatamente intimo». (7)
Prima di tutto c’e stato il Teatro. E il “Decalogo”. Solo uno che ha inventato la “Nouvelle Vague”, assieme a Godard, l’aveva messa giù altrettanto semplice: «Non amo i paesaggi né le cose, amo le persone; mi interesso alle idee, ai sentimenti». (8)
Si chiama(va) François Truffaut.
- Questo articolo è stato pubblicato sul Magazine “Orione”, Rivista di approfondimento culturale della Fondazione Sinapsi (Numero 29, Settembre-Dicembre 2023)
(1) “La fine e l’inizio” – Wislawa Szymborska (Scheiwiller – 1998)
(2) “Szymborska. Un alfabeto nel mondo” – Ceccherelli, Marinelli, Piacentini (Donzelli – 2016)
(3) “Cosa sono le nuvole” – Domenico Modugno, Pier Paolo Pasolini (1968)
(5) “I 15 migliori Film di sempre secondo la Critica internazionale” – Metacritic
(6) “Il colore di Vittorio Storaro, la Masterclass” (Rome University of Fine Arts, 2022)
(7) “Perché siamo qui?” (Intervista a Krzysztof Kieślowski di Małgorzata Furdal, 1989)
(8) François Truffaut, Intervista (1981)
