Quando Sorrentino girava in Valle Caudina – Irpinia, Terra di Cinema

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«Dimenticatevela la fortuna, se io sto qua da solo e voi tutti là, raggruppati nella platea come sfollati, una ragione tonda e pulita c’è. Ed è, semplicemente, che io sono meglio di voi.»

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i sono cose che non tutti ricordano. Tranne gli appassionati della cosiddetta “Settima Arte”. Ad esempio, l’ultimo concerto di Tony Pisapia. A San Martino Valle Caudina, in piazza XX Settembre. Senza comparse. Col pubblico composto dalle persone della zona. Toni Servillo era uscito dal giro buono della Rai, però cantava ancora le canzoni del fratello Peppe“La notte” e “Lunghe notti da bar”. Sono passati oltre vent’anni. Il Premio Oscar Paolo Sorrentino spacciò la location per l’Abruzzo. Invece stava ai piedi dei Monti del Partenio. La sua filmografia cominciava nel 2001 con un titolo già cult: “L’uomo in più”(1) 

Nello stesso posto, quasi due decenni prima, l’aveva preceduto addirittura Ugo Tognazzi. Il film era “Permettete signora che ami vostra figlia?” di Gian Luigi Polidoro. Una storiella farsesca, sceneggiata e prodotta da grandi nomi. Ma pasticciatissima. Capitava sovente negli anni ’70. La location pare fosse il Teatro Cavaccini.

L’Irpinia non ha dato, dunque, “solo” le origini a grandissimi personaggi dello spettacolo. È principalmente un’importante Terra di Cinema. Basti pensare all’unico lungometraggio girato dal divo americano Errol Flynn in Italia. La prima pellicola nostrana fotografata in Eastmancolor, fu realizzata (interni a parte di Cinecittà) nei borghi di Lauro e Marzano di Nola. “Crossed swords”, prosaicamente adattato ne “Il maestro di Don Giovanni”. Siamo a cavallo del ’52 e del 1953. Un classico “cappa e spada”, al tempo assai in voga. Il celebre attore lo produsse assieme alla “Viva Film” di Vittorio Vassarotti. Diretto da Milton Krims e affiancato (soprattutto) dalla Lollobrigida. Si, proprio la “Gina” nazionale. Un saggio di Vincenzo Castaldo, edito da Il Papavero, spiega tutto con dovizia di particolari. (2)

A ricordarli ci s(t)arebbero pure i sentimenti ingenui di “Due soldi di felicità”. Firmati da Roberto Amoroso in bianco e nero. A Mercogliano. Tra Torelli e Capo Castello. Dopo, persino Tina Pica e Titina De Filippo fecero capolino ad Atripalda. In “Napoli, sole mio!” di Giorgio Simonelli. E se Totò e Peppino in “Signori si nasce” di Mario Mattoli non arrivarono mai a Grottaminarda, una piazza intitolata al Principe della risata gliel’hanno dedicata comunque. Sulla stima di una leggenda di paese.

Invece Salvatore Piscicelli, precursore dei Teatri Uniti, non tergiversò. Portando Ida di Benedetto e Marcella Michelangeli dalla natia Pomigliano d’Arco fino al santuario di Montevergine. L’occasione scaturì grazie a “Immacolata e Concetta – L’altra gelosia”. Premiato a Locarno e a Berlino.

Il complesso monastico fondato da Gugliemo da Vercelli, del resto, è un caposaldo ideale. Tanto ai fini di melodrammi “strappalacrime” con Amedeo Nazzari, quanto alle sceneggiate di Alfonso Brescia. Quelle con Mario Merola e Nino D’Angelo, per intenderci. “Veleno” di Diego Olivares, con Luisa Ranieri e Massimiliano Gallo, ha recuperato il riferimento attualizzando i generi.

Intanto a Pratola Serra, varcate le soglie del Duemila, era tornata una produzione americana: “Ciao America” di Frank Ciota. Il super cast capitanato da Giancarlo Giannini, contemplava Maurizio Nichetti, Paul Sorvino, Eddie Malavarca e Violante Placido. Giusto un decennio seguente, Eduardo Tartaglia trasferì a Nusco (cimitero incluso) i personaggi animati da Alena Šeredová, Maurizio Casagrande e Biagio Izzo. Nella divertente commedia “La valigia sul letto”. E se in quel periodo Montefusco rimase appena evocata (a voce) in “Noi credevamo” di Martone, Remo Girone si presentò in carne e ossa a Volturara per “Il bacio azzurro” di Pino Tordiglione. Uno dei numerosi documentari ispirati dalla Provincia più verde del Sud. Sulla stregua dei copiosi cortometraggi ad essa legati. “Oggi è il giorno di festa” di Giovanni Prisco, probabilmente, risulta il meglio assortito. Con Leo Gullotta e il Castello di Ariano a favorire l’intento.

“Nel paese dei coppoloni” di Stefano Obino, infine, fa storia a sé. Vinicio Capossela, tra Cairano e la sua Calitri, è un esempio sottile di Letteratura contemporanea. Il Cantautore, Targa Tenco 2023, riprende il romanzo omonimo. Attraverso sogni, viaggi, canti e tradizione. Qui si vola alti. Potrebbe essere un’opera pensata da Mimmo Paladino. (3)

Allora, chissà se Federico Fellini non sia venuto veramente a fare i sopralluoghi per “Il bidone” da queste parti. Avrebbe dovuto accompagnarlo nientemeno che Humphrey Bogart. L’avreste detto mai? 0825, distretto di Avellino. 64 comuni compresi in 4 aree locali. In silenzioso orgoglio.

 

  • Questo articolo è stato pubblicato sul Quotidiano “Il Mattino” (Lunedì 2 Ottobre 2023)

 

(1) “Hanno tutti ragione” (Feltrinelli, 2010) – Paolo Sorrentino

(2) “Il maestro di Don Giovanni. Storie, racconti e aneddoti sul Santo Graal di Errol Flynn (Il Papavero, 2017) – Vincenzo Castaldo

(3) “Il paese dei coppoloni” /Feltrinelli, 2015) – Vinicio Capossela

📸
– Gianni Fiorito ©2001
– Mondadori Portfolio via Getty Images ©1974
– Valerio Spada ©2015
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